Il 18 maggio

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Tra qualche anno sarà ricordata come una data storica: è il primo giorno in cui in Italia si può uscire con maggiore libertà, senza autocertificazione, senza avere tassativamente un motivo valido per cui farlo.

Dopo quasi tre mesi in cui le mie uniche uscite erano per recarmi in ospedale, per visite o chemio, ho provato oggi pomeriggio ad uscire per andare in cartoleria.  Ovviamente con mascherina e guanti, e subito mi sono resa conto che l’ultima volta in cui ero andata liberamente in un negozio ero vestita molto più pesante, con il piumino addirittura, mentre oggi faceva caldo ed i guanti di gomma mi davano veramente noia.

Ero emozionata, ma anche spaventata. Solo una mezza festa per noi malati oncologici e immunodepressi, che dobbiamo sempre stare attenti a non ammalarci, figuriamoci con il coronavirus.

La cartoleria è a soli 300 metri da casa mia, ma mi è sembrato un viaggio, viaggio durante il quale ho potuto arrabbiarmi con un paio di signori che usavano la mascherina come reggi-mento, con chi per parlare al cellulare la teneva abbassata, con chi ancora teneva il naso comodamente fuori, con chi si avvicinava troppo (secondo me pericolosamente!?) sul marciapiede.

Ora devo riflettere e decidere: dovremo convivere a lungo con questo virus e di conseguenza con le misure di sicurezza, io sono malata e quindi più a rischio, però non posso uscire di casa ogni volta come se dovessi andare in guerra, timorosa di ogni persona che incrocio.  Quindi o non esco, o mi sforzo di essere un poco più fatalista, pur con tutte le precauzioni.

Non devo avvelenarmi i giorni che mi sono ancora concessi, anzi, vorrei goderli appieno se possibile, anche se so che sicuramente non andrò più in tutti i posti in cui sarei andata prima dell’epidemia.

Vi terrò aggiornati se riesco a mantenere questo aplomb con cui scrivo, o se invece, come temo, mi arrabbierò ancora con le persone che incontrerò per strada o nei negozi che non adottano le precauzioni obbligatorie.