Il bicchiere

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Mi sono sentita tanto sciocca, avvilita: mi è solo caduto un bicchiere di vetro dalle mani, chissà a quanti capita, ma per me ha significato una sconfitta. 

E pensare che se mi avessero visto mentre ciò accadeva, avrebbero riso, perché per salvarlo mentre ne stavo riponendo un altro nella credenza, praticamente per un attimo sono stata meglio di un giocoliere con le arance, facendo roteare le mani e le braccia con i due bicchieri che si libravano nell’aria, finché uno è caduto rovinosamente a terra, con fragore di vetri rotti, mentre l’altro è atterrato intatto sul pavimento.

Avvilita, sì, perché le dita delle mani ultimamente mi fanno parecchio male e mi sono resa conto che anche la prensione degli oggetti non è più sempre sicura.  Ciò è dovuto alla chemioterapia attuale, i dottori mi propongono da tempo di aumentare il dosaggio di un farmaco per contrastare le parestesie, ma io mi ostino a rifiutarlo; penso però che a breve dovrò accettare la loro proposta, anche se la vivo come una sconfitta.