L’altalena

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Mai come in questi giorni mi viene da rispondere “un’altalena” a chi mi chiede come sia vivere con un tumore. 

Perché?  Perché si sale, si scende, si scende, si sale, mai una pausa, un attimo di equilibrio ristoratore.

Qualcuno mi ha suggerito l’immagine delle montagne russe.  Forse è più adatta, per l’impeto mozzafiato con cui scendi e la lenta fatica con cui risali.

Vivere con un tumore ti abitua a non avere certezze, a non dare nulla per scontato, ad attendere prima o poi una notizia brutta dopo averne ricevuta una bella, o viceversa nel momento più buio, quando rimani senza speranza, ricevere uno spiraglio di luce, che all’improvviso ti squarcia il cielo e te lo fa vedere azzurrissimo.

In due anni di malattia conclamata purtroppo ho vissuto svariate volte questa altalena.  Persino nel momento della massima disperazione, alla diagnosi decisamente infausta, dopo poco si è aperto un percorso, difficile e pesante, certo, ma questo percorso è andato bene. Dopo un po’ però, quando ti senti quasi sicura di poter dominare il maledetto, ecco che ti aggredisce nuovamente e precipiti nello sconforto; si sa, le recidive sono peggio.  Ma anche stavolta, un’oncologa eccezionale ti propone un percorso, come al solito non leggero, ma che vale la pena provare.   E con un po’ di fortuna si migliora di nuovo, finché un altro esame non ti dice che no, il tumore ha ricominciato ad essere attivo.  E così via.

In questo momento, a fronte di esami molto brutti, sono in attesa di sapere se mi possano curare ancora.  Sono in una fase giù, quindi.  Sono tranquilla, abbiamo fatto tutto il possibile sinora, e so che lo faremo ancora se avrà un senso farlo.

Solo chi è malato come me può capire come i nostri nervi, la nostra psiche venga messa a dura prova.

E se talvolta in famiglia siamo un po’ duri, un po’ cattivi, è forse la fatica di vivere, ma vi vogliamo bene.