Il Lego

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Confesso che da bambina ho giocato tanto con il Lego, con mio cugino Roberto.

Costruivamo case, parcheggi per le automobiline, passavamo ore tranquilli a incastrare i mattoncini, che erano per lo più bianchi, squadrati, con poche variabili di dimensione.

I miei figli non hanno mai giocato con il Lego, perché preferivano il Playmobil. Così sono passati tantissimi anni dal mio ultimo acquisto di Lego.

In questi mesi di Coronavirus e di reclusione ho deciso di riprovare a costruire qualcosa con il Lego, con il duplice scopo di passare il tempo, ma ancora più importante, di usare le dita delle mani, che a causa della chemioterapia sono molto dolenti e meno precise del solito. Infatti molti chemioterapici causano le cosiddette parestesie, che quando te lo dicono gli oncologi la prima volta pensi “si, vabbè, mi verrà un po’ di fastidio alle mani e ai piedi, ma se prendo le vitamine che mi hanno prescritto andrà tutto bene”.

Non sempre è così: diventa infatti difficile camminare, impossibile mettere scarpe con i tacchi per una donna, perché non senti più le dita dei piedi, sembrano ovattate. E per le mani, può diventare impossibile allacciare un bottone, le stringhe delle scarpe, infilare il filo nella cruna di un ago, e fanno pure molto male talvolta.

Oltre alle medicine che ti prescrivono (io ho deciso di farmi dare qualcosa di più forte al terzo trattamento chemioterapico), il suggerimento dei medici delle cure di sostegno è di utilizzare le dita delle mani il più possibile, sforzandosi, facendo lavoretti di precisione, perché anche se fa male all’inizio, serve a stimolare le terminazione nervose avvelenate dalla chemio.

Ed ecco perché ho comprato il primo set di Lego (San Francisco), poi un secondo (il double-decker di Londra), poi un terzo (il Maggiolone azzurro), poi mi sono fermata per passare ad altro.

La sorpresa è stata il contenuto delle scatole: centinaia di pezzetti, di tutte le forme, dimensioni, colori, apoteosi dell’incastro!

Mi sono divertita, sono orgogliosa di essere riuscita a finire le costruzioni, anche se talvolta ho davvero faticato a mettere insieme i vari pezzi o a tenere in mano quelli più piccini.